Secondo la tradizione, che combina insieme diverse credenze, prima del cosiddetto “dilluviu”, alluvione che colpì la città  distruggendola nel 1682, il Patrono di Tortorici era S. Cataldo.

Leggenda vuole che, qualche tempo dopo tale alluvione, capitassero a Tortorici due pellegrini, provenienti da Roma e che portassero con loro delle reliquie,  un capello e un pezzetto di unghia, che avevano sottratto nelle catacombe alle spoglie di S. Sebastiano. Trascorsa la notte in città, il giorno seguente si rimisero in cammino seguendo la mulattiera che seguiva il corso del fiume Grande, se nonché, arrivati al torrente Calagni non potettero più proseguire, in quanto una forza invisibile ne bloccava l’avanzata. Dopo svariati tentativi i pellegrini desistettero, capendo che il motivo per il quale gli fosse impedito andare avanti era legato alla presenza delle reliquie che trasportavano. Consegnarono, dunque, le reliquie ai cittadini Oricensi e in tal attimo vi fu un cedimento del terreno che provocò una frattura nell’ alveo del fiume, al di sotto della quale si poteva scorgere il profilo di una campana. Era la campana che era stata dispersa nell’alluvione del 1682 e che non era mai stata ritrovata.

I due strani episodi vennero dunque interpretati come il volere di S. Sebastiano di restare a Tortorici ed esso ne diventò dunque Patrono. Ancora oggi, la vara con le reliquie e la statua del Santo vengono portate in processione al fiume Calagni dove avviene la benedizione da parte del parroco e, ancora oggi, quella campana, denominata poi campana di “San Bastianu”, posta sul campanile della chiesa di Santa Maria Assunta, risuona durante tutto il periodo in cui si svolgono i festeggiamenti in onore del Santo.